Post più popolari

giovedì 12 aprile 2018

La musica sveglia il tempo, un libro di Daniel Barenboim

Daniel Barenboim è uno dei più grandi pianisti e direttori d'orchestra dei nostri giorni, in questo libro analizza il fenomeno fisico di cui è fatta la Musica, cioè il Suono, dal suo
punto di vista, cioè dal punto di vista di un direttore d'orchestra, maestro, compositore e musicista, questo fatto è molto interessante. Bellissima è infatti a spiegazione del Suono attraverso il concetto di Silenzio. Quest'ultimo infatti viene considerato parte integrante di una composizione ed in effetti lo è, soprattutto all'inizio, pensiamo bene, in effetti senza il silenzio non può esistere nessuna nota.
Viene trattato il concetto di morte di un Suono, ogni suono infatti ha una nascita ed una fine, così com'è la vita di ogni essere vivente, nello stesso tempo questa cederà il posto alla nota successiva come se fosse una grande metafora della vita.
La relazione tra Suoni è chiamata Legato ed è proprio questa relazione che per lui ci ha insegnato la relazione tra individuo e gruppo.
Interessantissimo e il rapporto con il tempo, tendiamo a pensare che siccome alcuni compositori ci danno le indicazioni metronomiche non si debba fare altro che cercare di costringere tutta la notte e la loro espressione a una certa velocità, dimenticando che in natura non udiamo veramente il tempo, ma sentiamo solo il procedere della stessa musica a una data velocità, se il tempo è troppo veloce, il contenuto risulta incomprensibile sia per l'impossibilità dell'esecutore di suonare tutte le note in maniera chiara sia per l'impossibilità dell'ascoltatore di afferrarle, allo stesso modo se il tempo è troppo lento, il contenuto musicale risulta ugualmente incomprensibile, perché né l'esecutore né l'ascoltatore sono in grado di percepire la relazione fra tutte le note.
Poi cita Aristotele che dice: gli occhi sono gli organi della tentazione mentre le orecchie quelli dell'istruzione, l'orecchio non riceve solo il suono ma inviando il suono al cervello innesca un processo creativo attivo. Non si possono chiudere le orecchie, in più noi percepiamo il suono anche attraverso il corpo che trasmette le vibrazioni all'orecchio.
Non possiamo avere memoria di un suono alla prima nota, ma già dalla seconda
prendiamo coscienza del suo rapporto con la prima perché l'orecchio la ricorda.
Molto bello è il paragone tra lettura e ascolto di una musica: nella lettura possiamo tornare indietro e rileggere, durante un concerto non possiamo tornare indietro e nello stesso tempo poniamo attenzione alle leggi del suono, del tempo e dello spazio. Durante un concerto l'ascoltatore deve modulare la propria concentrazione, se non addirittura la propria coscienza. Ascoltare musica è diverso da leggere un libro, quando leggiamo, creiamo le nostre associazioni personali, dobbiamo tener conto solo di noi stessi e del libro. Per leggere un libro però non basta ascoltare le parole, bisogna vederle e convertire le parole stampate nell'elaborazione mentale per comprendere il racconto. Analogamente, la musica non basta sentirla, bisogna ascoltarla per comprendere la notazione musicale. L'ascolto, di conseguenza, è il sentire accompagnato dal pensiero,
proprio come il sentimento è emozione accompagnata dal pensiero. Intelletto ed emozioni sono strettamente legati tanto per il compositore quando per l'interprete.
L'improvvisazione cioè imboccare una direzione inaspettata permettendo alle dita, al cuore, al cervello, alla pancia di cooperare in maniera non premeditata è uno stato di
grande beatitudine nella vita di un essere umano oltre che il fondamento del fare Musica.
L'autore ci spiega a questo punto il concetto di Orchestra: in tutta la musica c'è una gerarchia permanente dell'ascolto e consiste nella differenza fra voci principali, secondarie e d'accompagnamento il rapporto tra le voci principali e secondarie definito in maniera chiara il rapporto fra queste due e l'accompagnamento è meno ovvio, esso può sostenere o completare le voci principali e secondarie ma può anche agire in maniera sovversiva, ma non può mai mettere in discussione l'importanza delle voci principali. Nell'Orchestra non basta suonare bene la propria parte, ma si deve ascoltare gli strumenti vicini, l'arte di eseguire la musica è l'arte di suonare e ascoltare simultaneamente, l’una identifica l'altra. La musica esige un trattamento ed un atteggiamento sempre appassionato indipendentemente dal livello di competenza che si è raggiunto.
Nel libro Daniel Barenboim ci racconta l'avventura dell'Orchestra West Eastern Divan, dove Musica e religione condividono un'ansia comune per il rapporto fra gli esseri umani e fra l'uomo e l'universo. La musica e la struttura comune dell'orchestra essa esige un equilibrio perfetto tra intelletto emozione e carattere. L'episodio più incredibile è quando si decise attraverso una votazione dei componenti dell'orchestra di suonare o no Wagner (che era un antisemita), e furono in pochi ad essere contrari. Quindi si decise di suonare Wagner e l'estate successiva venne una cantante tedesca Waltraud Meier al quale venne chiesto di riscaldare la voce con un brano a sorpresa. Quando sentì l'apertura di Tristan und Isolde di Wagner appunto, la cantante restò visibilmente commossa e nonostante la sala fosse piena di ospiti e giornalisti, ella si girò verso gli orchestrali ed iniziò a cantare non curandosi di aver dato le spalle al pubblico. La cosa fu molto commovente e non vi nascondo che anch'io mi sono commosso nel leggere questa parte
del libro. Un'altro episodio incredibile è il concerto in Palestina, ma non ve lo voglio raccontare così quando leggerete questo libro avrete qualche sorpresa.
Ma andiamo avanti, secondo il direttore è essenziale comprendere la differenza tra potenza e forza che è collegata alla distinzione in musica tra Volume ed Intensità, quando si dice a un musicista di suonare con grande Intensità la sua prima reazione è quella di suonare più forte. In realtà, occorre fare il contrario, minore è il Volume, maggiore è il bisogno di Intensità, al contrario maggiore e il Volume minore il bisogno di Intensità. Infatti, gli strumenti più potenti dell'orchestra, come ad esempio trombe e tromboni, devono essere capaci di suonare dentro l'orchestra e non fuori, se si consente loro di soverchiare gli strumenti più deboli, il contenuto della musica non sarà compreso come si deve, e il suono non sarà veramente potente ma solo forzato. Per questa ragione, suonare in un'orchestra richiede la consapevolezza costante di tutte le altre voci, bisogna esprimere la propria voce mentre in contemporanea si ascoltano tutte le altre.
Nelle considerazioni finali di pagina 124 e 125, escono fuori tutte le sofferenze e nello
stesso tempo le convinzioni musicali di Daniel Barenboim, che chiude con questa bellissima frase: "la Musica ci insegna, insomma, che tutto è collegato".
Buona lettura e buona musica a tutti... 

Nessun commento:

Posta un commento

I tuoi commenti aiuteranno a sviluppare gli argomenti di questo blog... Grazie...!